mercoledì 13 febbraio 2013

Storia della moda nel XX Secolo. Lezione 23. CHRISTIAN DIOR quinta parte




Modello Bleu de Perse. Collezione A/I 1955


Nel 1954 Christian Dior rappresentava da solo il 49% delle esportazioni di Couture verso gli Stati Uniti. Per sostenere tutto questo, però era necessario che l'Haute Couture continuasse il suo spettacolo e attirasse l'attenzione, creando ad ogni uscita un clima di attesa cui rispondere con una rappresentazione teatrale adeguata.
Fin dalla prima collezione del 1947 era stato evidente che la novità che più aveva colpito l'immaginario collettivo era stato il repentino allungamento delle gonne, al polpaccio o alla caviglia, negli abiti da giorno: era il segno simbolo del New Look e Dior lo utilizzò nelle stagioni successive per indicarne i mutamenti. I giornali lo seguirono in questo gioco tanto che l'attesa sui centimetri da terra a cui si sarebbe fermato l'orlo divenne l'argomento ricorrente delle cronache di moda dei primi anni Cinquanta. Dior scelse di sviluppare in ogni collezione solo due temi cui venivano attribuiti nomi che riassumevano le caratteristiche fondamentali della silhouette. Le denominazioni scelte avevano lo scopo di suggerire immagini grafiche o dinamiche cui collegare, in modo immediato e diretto, le complesse strutture sartoriali degli abiti.
La rappresentazione teatrale della sfilata era preparata con metodo e seguendo un rituale sempre uguale che vedeva Dior al centro dell'intero progetto. Il mito del couturier creatore trovò in lui la più perfetta personificazione: l'ideazione dipendeva solamente da lui, dal suo gusto, dalla sua capacità evocativa.
La composizione della sfilata dipendeva da diverse variabili, ma soprattutto teneva conto dello spettacolo finale e della sua regia. Ogni collezione comprendeva dai centosettanta ai duecento modelli ed era essenziale che essi colpissero il pubblico nel loro insieme, offrendo un'immagine di armonia complessiva in cui dovevano trovare posto sia i capi più vendibili sia quelli più fastosi e spettacolari, di cui avrebbe più facilmente parlato la stampa. L'evento veniva organizzato nei più piccoli particolari e provato su un pubblico ristretto e amico fino alla sera prima della sua rappresentazione ufficiale.

D'altra parte la sua riuscita era essenziale, perché su questo spettacolo si giocava ogni volta il nome della griffe, che ormai costituiva un affare di dimensioni colossali. Già nel 1950 la produzione Dior rappresentava, da sola, il 50% delle esportazioni della Couture parigina.



Ligne Muguet


Il New Look durò sette anni. Ebbe il suo apogeo nella “Ligne Muguet” per la primavera del 1954 e venne cancellato dalla linea H della stagione successiva. Da un lato il gioco delle variazioni doveva avere dato fondo alle sue possibilità, dall'altro era chiaro che stava per nascere qualcosa di nuovo. 
Poi era accaduto un fatto imprevisto: Chanel era tornata dall'esilio e aveva presentato una collezione rivolta a una donna moderna e occupata in cose più interessanti che inseguire i minimi cambiamenti delle mode. “ La moda è diventata assurda, i couturiers hanno dimenticato che ci sono delle donne dentro ai vestiti.” Le dichiarazioni di Chanel erano polemiche, ma contenevano un fondo di verità di cui Dior prese atto: il New Look era finito, ormai ridotto alle mille cattive copiature delle sarte e dell'industria di confezione. Nelle confezioni successive il nuovo modello diritto venne riproposto in variazioni, Dior non abdicò mai dal suo gusto per assumere quello di altri e continuò a vestire una figura femminile che ostentava le curve del suo corpo, che amava le gonne larghe e i ricami fioriti. La correzione era necessaria, perché l'eccesso di diffusione e la concorrenza di altri stili avevano messo in serio dubbio il New Look, ma l'innovazione era stata creata senza cancellare del tutto quella che ormai era diventata l'immagine Dior. La linea A del 1955 ebbe un successo strepitoso negli stati uniti.




Linea A . 1955

Nel 1957, a dieci anni dalla prima collezione, la fama di Christian Dior era giunta al culmine e la sua azienda era un impero valutato sette miliardi di franchi. Persino il Time gli dedicò una copertina, ed era la prima volta che questo accadeva a un couturier. 
Il 27 Ottobre Dior morì improvvisamente mentre era in vacanza.
Due settimane dopo in una conferenza stampa venne dichiarato che la Maison avrebbe potuto continuare il suo lavoro perché erano state poste le basi affinché tutto potesse proseguire nel senso desiderato dal suo fondatore, anche in sua assenza, perché era stato creato uno stile, un gusto, una tecnica e un' organizzazione che avevano sempre caratterizzato le sue creazioni. Da questo momento l'immagine della Maison sarebbe stata legata al nome di Yves Saint Laurent, che era entrato come assistente allo studio solo il 20 Giugno 1955, ma già nella collezione autunnale di quello stesso anno il maestro aveva inserito un modello del giovanissimo assistente. Infatti la sua collaborazione non durò pochi mesi, come accadeva con la maggior parte dei giovani assistenti, ma al contrario si consolidò con il tempo. Proprio poco prima di morire, Dior aveva detto “ Yves Saint Lauren è giovane ma ha un immenso talento. Nella mia ultima collezione ben 34 modelli saranno suoi, penso che sia il caso di rivelarlo alla stampa, il mio prestigio non ne soffrirà affatto”.
E cosi il 30 Gennaio 1958 presentò la sua prima collezione,concepita su due linee: la prima era costruita sulla figura geometrica del trapezio e sulla purezza della sua costruzione, la seconda riprendeva lo stile Dior, gonfiando le gonne a cupola o a palloncino.

Fu subito un successo.





Yves Saint Lauren

Vi ricordo che il testo dei post su Christian Dior è tratto da:
 Storia della Moda. XVIII-XX secolo, scritto da Erica Morini per Skira editore.